L’Effetto Entourage: la vera forza del fitocomplesso

 

L’Effetto Entourage: la vera forza del fitocomplesso.

Attualmente, Nel settore Cannabis, per Effetto Entourage intendiamo la sinergia, naturale, con cui lavorano i cannabinoidi, gli oli essenziali, i terpeni, i flavonidi e chissà quale altri composti a noi ancora non chiari favorendo un effetto terapeutico, dimostrabile, superiore all’azione dei singoli componenti isolati al di fuori del fitocoplesso. Chiaramente alcuni composti o molecole non hanno un effetto terapeutico prese singolarmente, altre invece (THC – CBD – Alcuni terpeni) hanno un’azione anche se usati isolati. Le ricerche scientifiche hanno già dimostrato come l’azione del fitocomplesso, se paragonata a simili concentrazioni di singoli principi attici, è superiore e più completa, oltre a presentare minori effetti collaterali. Questo discorso è più vasto e riguarda la fitoterapia in generale e non solo la Cannabis anche se proprio grazie ad essa è tornato in auge nel campo della ricerca e dell’interesse medico .


Come detto, l’effetto entourage non è legato solo alla Cannabis, ma a tutti i fitocomplessi delle piante officinali. Questo determina varie azioni su più livelli:


-Farmacodinamica : ovvero agisce su specifici apparati (detti recettori) da cui scaturisce una risposta biologica (esempio: premo un interruttore, in risposta all’azione della mia mani si accende la luce, si alza una serranda, si spegne la tv. )


-Farmacocinetica : andamento che influenza la biodisponibilità, cioè la quantità effettivamente bio-disponibile all’interno del nostro corpo che non sarà mai coincidente con la quantità iniziale assunta, ma sempre inferiore, per motivi più o meno complessi che non analizzeremo in questa sede perché troppo tecnici e specifici.


-Modula la tossicità .
I primi dati, a riguardo, risalgono al 1970, mentre, i primi a descrivere questo fenomeno furono due scienziati israeliani, Shimon Be-Shbbat e Meshullam Raffaello, che con “effetto entourage” descrissero il processo con cui i cannabinoidi presenti nella Cannabis lavorano insieme e tendono a influenzare il corpo in maniera similare a quello che avviene nel suo sistema endocannabinoide.


Da quel momento si aprì un dibattito nel mondo della scienza tra coloro che sostenevano che estratti provenienti da piante intere agiscono meglio come agenti terapeutici rispetto ai singoli cannabinoidi. In ordine cronologico seguono le ricerche datate 2010 eseguite da Ethan B. Russo, il quale ha evidenziato come alcuni terpeni agiscano direttamente sui recettori endocannabinoidi di tipo CB1 e CB2 e ne modulino la permeabilità cellulare (meccanismo alla base della trasmissione di un impulso nervoso generata da una forza motrice dovuta alla differenza di concentrazione ai due lati di una parete cellulare, più precisamente interno/esterno della cellula). Quest’ultima proprietà è utile per modulare l’assimilazione di altri principi attivi: riportando un esempio importante e spesso citato, il Limonene (un terpene dal gusto e sapore agrumato presente nella Cannabis e in altri vegetali e frutti) potrebbe in alcuni casi ridurre le dosi d’assunzione del THC in quanto promuoverebbe un moderato aumento della biodisponibilità dei cannabinoidi. Sembra che i terpeni abbiano anche un effetto sul tono dell’umore, influenzando indirettamente la produzione endogena di Serotonina e Dopamina.


Questi dati ci indicano come e perché gli estratti con fitocomplesso siano più efficaci rispetto ai cannabinoidi sintetici (I cannabinoidi sintetici sono molecole analoghe ai cannabinoidi naturali sintetizzate allo scopo di imitare gli effetti della cannabis). La Cannabis non è THC. I pazienti non amano il Marinol (Farmaco registrato a base di THC), ma questo perché sicuramente risponde quali/quantitativamente in maniera diverso rispetto al Fitocomplesso.


Un altro dato che si riporta è l’azioni opposte da cannabinoidi diversi: un esempio classico è la caratteristica del CBD di bilanciare alcuni effetti collaterali dovuti al THC. Tra i pazienti che si curano con la Cannabis è stato frequentemente riportato come il THC possa portare a stati ansiosi e malessere, vertigini o fobie che possono essere bilanciati e modulati dall’effetto rilassante e miorilassante del CBD.


Quando somministrati da soli gli antagonisti dei recettori cannabinoidi (un antagonista dei recettori cannabinoidi è il Rimonabant un farmaco antiobesità anoressizzante, ritirato dal mercato. Si tratta di un agonista inverso per il recettore CB1 dei cannabinoidi. Il suo effetto principale è la riduzione dell'appetito) possono agire come agonisti inversi (come nella riduzione dell’appetito). Ciò significa che non solo bloccano gli effetti degli endocannabinoidi ma producono effetti opposti a quelli prodotti dagli agonisti, per esempio causano un aumento della sensibilità al dolore o alla nausea, suggerendo che il sistema cannabinoide è tonicamente attivo. Questa attività tonica può essere dovuta ad un rilascio costante di endocannabinoidi da parte di una porzione del recettore che si trova in uno stato costantemente attivo. La attività tonica del sistema cannabinoide è stata dimostrata in parecchie condizioni. E’ stato dimostrato un aumento dei livelli di endocannabinoidi in uno dei circuiti cerebrali del dolore (sostanza grigia periacqueduttale) in seguito a stimoli dolorosi. Un controllo tonico della spasticità da parte del sistema endocannabinoide è stato osservato nella encefalomielite autoimmune sperimentale cronicrelapsing (CREAE) del topo, un modello sperimentale di sclerosi multipla. Un aumento dei recettori cannabinoidi in seguito a danno dei nervi e stato dimostrato in un modello animale di dolore neuropatico ed in un modello murino (topo) di infiammazione intestinale. Ciò può aumentare la potenza degli agonisti cannabinoidi utilizzati nel trattamento di queste condizioni. Una attività tonica è stata dimostrata anche per quanto riguarda il controllo dell’appetito ed in rapporto alla attività dei circuiti cerebrali del vomito.
(FranjoGrotenhermen nova-Institut, Goldenbergstraße 2, D-50354 Hürth, Germany).


In conclusione , pur avendo dati già significativi a favore dell’Effetto Entourage, non sono molti gli studi che nello specifico analizzano le potenzialità di questo argomento. In generale bisognerebbe dedicare particolare attenzione a questa tematica che abbraccia più componenti diversi dal punto di vista chimico, come i Cannabinoidi, i Flavonoidi, i Terpeni, gli Oli essenziali, i Tannini, i chetoni, gli esteri, i lattoni, gli alcoli, gli acidi grassi, gli steroidi etc. pur sapendo che c’è ancora molto da indagare e molto da scoprire anche su i singoli costituenti del Fitocoplesso presente nella Cannabis.


Qui un elenco di tutte le componenti identificate e potenzialmente imputate nell’effetto entourage:
•Cannabinoidi
• Composti azotati (27)
• Amminoacidi (18)
• Proteine (3),
• Glicoproteine (6),
• Enzimi (2),
• Zuccheri e relative componenti (34)
• Idrocarburi (50),
• Alcool semplici (7),
• Aldeidi (13),
• Chetoni (13),
• Acidi semplici (21),
• Acidi grassi (22),
• Esteri semplici (12),
• Lattoni (1),
• Steroidi (11),
• Terpeni (120),
• Fenoli non cannabinoidi (25),
• Flavonoidi (21),
• Vitamine (1),
• Pigmenti (2),
• altri elementi (9).

Articolo a cura del Dott. Domenico Pontillo

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